Il Parent Training

In questo approfondimento, desidero condividere il mio modus operandi o metodo base implementato in anni di esperienza nel campo, quando effettuo dei percorsi di “parent training” (supporto genitoriale di natura psico-pedagogica in caso di comportamenti problematici dei/lle figli/e) così da offrire una panoramica del tipo di intervento che realizzo, al fine incuriosire e informare il/la visitatore/ice, che sia studente/essa, professionista o genitore.

La descrizione è chiaramente per sommi capi.

QUALCHE INFORMAZIONE PRELIMINARE

Il parent training una tecnica cognitivo-comportamentale volta a modificare lo stile relazionale, gli atteggiamenti (da cui comportamentale) e i pensieri (da cui cognitivo) dei genitori, che influiscono negativamente sui comportamenti dei bambini: i genitori apprendono ad affrontare con efficacia molti problemi comuni che, a lungo andare, possono compromettere non solo il benessere familiare ma lo sviluppo psicologico del bambino.

I programmi che i genitori seguono sotto suggerimento dello/a specialista, producono cambiamenti significativi e duraturi nei comportamenti problematici dei bambini, se seguiti con costanza, impegno e coerenza.

Di buona norma il parent training dovrebbe avvenire con entrambe le figure, ma qualora sia impossibile (e nella mia esperienza spesso lo è con propensione alla collaborazione maggiormente da parte della madre) è importante stabilire nell’ accordo quantomeno che la figura di riferimento istruisca nel dettaglio l’altra e le figure educative che ruotano attorno al/lla figlio/a, per evitare errori e incoerenze educative che possano inficiare l’intero percorso.

 

GLI STEP DEL PERCORSO 

Possiamo pensare al parent training come a un percorso costituito da step.

Il colloquio preliminare è senza dubbio il primo step dell’intero percorso, esso è mirato a realizzare una valutazione diagnostica (iniziale) del caso e a ricostruire il quadro della situazione alternando dichiarazioni libere del genitore a domande dirette poste da me, così da porre le basi per il progetto psico-educativo eventuale da stilare.

Esso può avvenire telefonicamente o de visu e durante il medesimo vengono presi appunti che poi rappresenteranno la base del report.

In seguito al colloquio viene redatto un report che rappresenterà la base orientativa per il progetto psico-educativo da elaborare.

Il progetto psico-educativo è chiaramente l’anima del percorso, in esso viene stilato tutto il programma d’intervento sulla base dell’analisi dei bisogni effettuata e delle attese future.

Normalmente alla metodologia psico-pedagogica del parent training,  spesso poi associo un empowerment (rinforzo) meta-cognitivo (riflessivo/interiore) ed emotivo-motivazionale della figura genitoriale con cui interagisco direttamente, nonché “sestante del percorso” la quale necessita in genere di recuperare serenità e fiducia sia nei confronti della propria figura, delle proprie capacità, sia in quelle del/lla figlio/a, nonché di  ridurre negatività e ansia generalizzate e di acquisire le coordinate comportamentali di base per la gestione della situazione–specie quando essa diventa problematica, in cui per assenza di strumenti si tende a sbagliare -. 

Insomma un vero e proprio training cognitivo e metacognitivo.

Il modello operativo che prediligo è quello della ricerca-azione consistente nella pianificazione del  progetto educativo, previa analisi iniziale dei bisogni e della situazione, sperimentazione pratica, valutazione degli esiti esperienziali, con ripetizione, in caso di output positivo o rimodulazione in caso di output negativo. Spesso si agisce per “tentativi ed errori”.

Una variabile molto importante sulla quale tengo a puntare è la natura collaborativa della relazione fra genitori (mamma in dettaglio) e la sottoscritta, la cui funzione vuole essere più quella  di una “coach”, che di una dispensatrice di regole e istruzioni.

Trasmettere fiducia, disponibilità e apertura è molto importante ai fini del successo del percorso, i genitori devono fidarsi. L’ impegno nel contratto è reciproco. 

È fondamentale che il progetto psico-educativo contenga uno schema  degli obiettivi da raggiungere, poiché ciò ci darà l’orientamento all’agire futuro.

È importante che gli stessi siano divisi in generali- specifici e tradotti in indicatori osservabili e quindi misurabili.

Ecco lo schema:

OBIETTIVI GENERALI

OBIETTIVI SPECIFICI

INDICATORI

ATTIVITA’/AZIONI

Generalmente al parent training affianco la Token economy o sistema di rinforzo a punti, una tecnica cognitivo- comportamentale che faccio usare spesso per ridurre le condotte negative in generale e potenziare quelle positive; un sistema che agisce come una sorta di “terapia d’urto”, sul rinforzo della motivazione del/lla figlio/a anche se inizialmente solo di tipo estrinseco, o al massimo combinato, con l’obiettivo che col tempo, e con l’interiorizzazione di alcune condotte, la motivazione diventi anche intrinseca. 

ALCUNI FINI DELLA TOKEN ECONOMY:

  • Ritualizzazione dei comportamenti,
  • organizzazione del tempo,
  • riordinamento del mondo interiore 
  • capacità di proiezione nel futuro,
  • creazione di aspettative,
  • anticipazione di situazioni problematiche,
  • riduzione dell’ansia da separazione,
  • riduzione dei capricci
  • aumento dell’autonomia
  • riduzione della dipendenza
  • adattamento a situazioni nuove
  • allenamento dell’autoefficacia

Non sempre la tenera età si presta alla realizzazione di percorsi così strutturati, dipende dal singolo caso, dall’ intelligenza, dal livello linguistico del/lla bambino/a et sim caratteristiche.

Protagonisti sono appunto i bollini (i token).

Un esempio tratto da un caso : (nella foto la bimba realizza il “calendario della settimana”)

 

All’inizio il genitore capita che esprimi qualche perplessità sul sistema dello strumento e un leggero scetticismo dettato dalla sfiducia della situazione spesso foriera di grande preoccupazione. 

Inoltre si teme che nella pratica il/la bambino/a non riesca a portare a termine ciò che nella teoria dimostra di comprendere e di volere.

Allora invito a cambiare modus pensandi che deve necessitare di assoluta fiducia e credito nel proprio ruolo,  nel/la bimbo/a, in me e nel percorso, pena il fallimento dell’intero iter; ogni tanto la sua fiducia può perder terreno, ma grazie  ai risultati positivi dell’esperienza, all’ impegno e al supporto del/lla professionista, il genitore tende poi a superare le principali empasse e a raggiungere gli obiettivi fissati nel parent training, che altresì inserisco nel progetto, sempre con questo schema:

OBIETTIVI GENERALI

INDICATORI

ATTIVITA’/AZIONI

Siamo giunti quindi all’ ultimo step del primo mese: la valutazione del bilancio complessivo.

La fase iniziale del percorso è sempre quella più difficile, perché foriera di “perturbazioni nell’equilibrio “ che si instaurano nel nucleo familiare e nelle dinamiche quotidiane. Ciò in genere implica e richiede una fase di adattamento dai tempi non brevissimi; una conseguente possibilità di non accettazione o non comprensione del metodo impiegato, di mancato feeling con il/la professionista, di mancato seguito delle indicazioni, con relativo ipotetico mancato raggiungimento degli obiettivi. Quindi il primo bilancio complessivo, anche qualora sia non pienamente positivo, non deve destare sconforto! Si rivela fondamentale rinforzare positivamente anche i pochi obiettivi raggiunti, poiché essi hanno comunque dato valore aggiunto rispetto all’inizio, ossia un cambiamento della situazione in positivo.

A questo punto occorre fissare nuovi obiettivi. Questo step è l’esito del bilancio complessivo del primo mese e il punto d partenza di quello successivo.

Il mese successivo viene poi interamente strutturato dal genitore sulla base delle mie indicazioni e dei materiali forniti che fungono da buon supporto all’azione ai fini dell’aumento della sua autonomia, con dei follow up cadenzati.

 

SE SEI INTERESSATO/A A RICEVERE INFORMAZIONI PIU’ DETTAGLIATE SUL MIO PARENT TRAINING SIA IN QUALITA’ DI STUDENTE/ESSA, PROFESSIONISTA O GENITORE, NON ESITARE A CONTATTARMI.

 

Dott.ssa Fabiana Muni

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